La sfiducia nelle grandi catene spinge i cittadini a sognare i sapori della campagna

Un sabato di marzo a Milano al Mercato della Terra, a due passi dal Cimitero monumentale. E’ un farmer market, dove i contadini vendono i prodotti sotto la tutela del marchio Slow Food. I milanesi ci vengono come dicono “per sfuggire alla dittatura delle catene sempre più grandi e impersonali”, di cui non si fidano più specie dopo i recenti scandali legati al cibo confezionato.

Spesa Bio


Gazebo bianchi con banchi pieni di alimenti di ogni tipo. Accostamenti ricercati come la crema al cioccolato fondente che si fonde col vino passito e birra artigianale aromatizzata a coriandolo e arancia. Famiglie con bambini, ragazzi e anche anziani alla ricerca dei sapori di un tempo.


“Se passate venite a vedere la cantina” dice una commerciante ai clienti. Il contadino a gran voce:

“Ho portato quattro o cinque articoli: i cipollotti…”



Serena è qui con un amico e ha le idee chiare: “Compro qui – racconta a Tgcom24 – per il rapporto diretto con chi coltiva, per scavalcare la mediazione della grande distribuzione, per la voglia di controllare il prodotto e avere la certezza della qualità”.Il nonno porge una fetta di salame alla nipotina mentre un altro anziano con la barba lanuginosa taglia il formaggio con un grosso coltello. Una coppia addenta la pizza e sorride per gli sbaffi di pomodoro: “La nostra scelta è anche etica. Vogliamo scegliere cibi prodotti qua vicino per dare una mano ai piccoli produttori e per rispettare l’ambiente. Non siamo fissati ma cerchiamo di trovare un compromesso tra le necessità di velocità della vita quotidiana e la nostra coscienza”.Anna è una signora dal piglio deciso, equipaggiata con un trolley da cui fuoriescono gli orli dei sacchetti : “Quando mio marito va a fare la spesa al supermercato lo sgrido sempre (Il marito, accanto a lei, sorride n.d.r.). Non mi fido più dei prodotti industriali. Anche se qui si spende un po’ di più, ne sentiamo la necessità”.Una ragazza arriva in bicicletta e dice: “I prodotti sono più buoni, il prezzo è equo. E’ una scelta di consumo, preferisco finanziare i prodotti locali piuttosto che le catene. C’è uno stile di vita dietro che detta anche altre scelte: mi muovo in bici, prendo il vino sfuso in enoteca e preferisco le merci che fanno pochi chilometri”.



Per alcuni si tratta di anticonformismo come per Luca che fa la fila per prendere la pizza con la madre Germana: “Io ho 46 anni e questa è la mia mamma. Abbiamo attraversato tutto il ’68 e gli anni Settanta, siamo fuori dalle regole. In città non comprare nei soliti canali di distribuzione è fuori dalla norma e ci incuriosisce perché ciò che è al di fuori dalle regole crea novità proficue”.



Per alcuni, la chiave è una coscienza critica che sta prendendo sempre più piede. Questa l’opinione di Gabriella che ha un banco dove vende lana tinta con metodi ecosostenibili: “La gente comincia a capire che la grande distribuzione non è così sincera e schietta. C’è un filo di consapevolezza in più rispetto al passato”.



Alessandro Cecchini di Slow Food, organizzatore del Mercato della Terra, spiega: “E’ una scelta che attrae e convince perché ci si fida. La gente si riconosce nella visione di Carlo Petrini del cibo buono, pulito e giusto. Ci offriamo come mediatori per contadini che hanno limitate possibilità commerciali”.