La filosofia vegana sta prendendo sempre più piede in tutte le nazioni occidentali. E non solo perché un nugolo di celebrity si è convertita a questo stile di vita, accendendo così i riflettori dei media sulla dieta vegana, ma anche perché da sempre veg è sinonimo di curiosità. Ma è tutto vero quel che si racconta su questo approccio all’alimentazione e all’ambiente?

Negli anni sono nate moltissime leggende metropolitane – se non dei veri e propri stereotipi – sulla filosofia vegana e su tutto ciò che la circonda. Sintomo sia di paura che di derisione, tali miti non hanno fatto altro che generare un alone di diffidenza attorno a questo mondo, allontanando gli indecisi da una scelta di vita consapevole. Qualche anno fa il portale VeganMainstream ha provato a tracciare le fila delle storie più fantasiose, riproposte di seguito nella lista dei dieci stereotipi sui vegani:

  • Il veganesimo è un culto: è vero, spesso i fautori della filosofia vegana sono mossi dalla passione e risultano particolarmente insistenti nel difendere la loro scelta di vita. E non è raro che vengano definiti una vera e propria religione, un gruppo di persone sottoposto a lavaggio del cervello. In realtà, non vi è alcun dogmatismo nello scegliere una simile vita, si tratta di una decisione pienamente consapevole. La contestuale animosità è solo frutto della soddisfazione di aver intrapreso un percorso salutare e benefico;
  • I vegani sono hippie: nell’immaginario collettivo, il vegano è una sorta di figlio dei fiori con capelli lunghi, con abiti stropicciati e dalle tinte psichedeliche. In realtà, si contano vegani in qualsiasi ceto sociale, dall’attivista politicizzato al dirigente aziendale, dalla commessa alla cantante pop;
  • I vegani vogliono solo salvare gli animali: la rinuncia agli alimenti di origine animale è sicuramente uno dei principi fondamentali della filosofia veg, ma non è l’unico fattore a determinarne la scelta. Il veganesimo è anche consapevolezza dell’ambiente, degli sprechi in risorse, di coltivazioni che si inseriscano a pieno titolo nella ciclicità originaria della natura. Non solo animali, quindi, ma attenzione all’ecosistema nel suo complesso;
  • I vegani sono magri e deboli: lo stereotipo per antonomasia vuole il vegano emaciato e pallido, dalle guance verdognole. Esistono invece vegani di qualsiasi corporatura, molti anche in forma e dai muscoli infallibili: si pensi alle tenniste Venus e Serena Williams;
  • I vegani sono malaticci: come detto poc’anzi, quella della cattiva salute è soltanto una diceria. Un’alimentazione vegana completa, che non si limiti a pochi alimenti, garantisce un viso splendente ed effetti sul corpo del tutto benefici;
  • Il veganesimo è la sottocultura del bastian contrario: si è soliti dire che i vegani siano contro tutto e tutti, pronti a rivoltare qualsiasi costrutto sociale consolidato, a manifestare in qualsiasi occasione e a rifiutare la modernità. In realtà, come già detto, la filosofia è diffusa in tutti i ceti e l’eventuale attivismo estremo è solo una casuale scelta personale;
  • I vegani rinunciano ai dolci: niente di più falso. La frutta è da sempre ricca di zuccheri e basterà guardarsi intorno per scoprire come esistano torte vegane, pasticcini vegani, addirittura cioccolato e gelato veg;
  • I vegani mangiano solo insalata: scegliere di rinunciare ai cibi d’origine animale, non significa convertirsi alla monoalimentazione, né vivere unicamente di lattuga. Il mondo vegetale propone centinaia e centinaia di prodotti e la varietà della dieta non è di certo un problema;
  • Bimbi e donne incinte non posso diventare vegani: la dieta vegana è adatta a qualsiasi tipo d’età, oltre che di condizione, umana. Se ben equilibrata e controllata da un nutrizionista, questo tipo di alimentazione non nuoce minimamente alla gravidanza;
  • I vegani vogliono rimanere un gruppo chiuso: si dice che chi ha abbracciato questo stile di vita, goda nel vedere quanto “arretrati” siano i loro simili onnivori. In realtà, per quanto appassionato, il vegano non discrimina le persone in base alla loro dieta e nemmeno vive la sua condizione né da privilegiato né da individuo scelto dal fato. Come già detto, il veganesimo non è una setta, non vi sono barriere all’ingresso né tantomeno all’uscita.